Dieta Low FODMAP: Che cos’è? In quali casi consigliarla?
Che cos’è? In quali casi consigliarla?
La sindrome del colon irritabile è uno dei disturbi gastrointestinali cronici più comuni. Colpisce circa il 15% della popolazione nel mondo.
In questo caso capire come e cosa mangiare è importante per migliorare la qualità della vita di chi ne soffre (ne risentono attività quotidiane, lavorative e anche il tono dell’umore).
Gonfiore, crampi addominali, diarrea o stipsi possono essere segni tipici di tale sindrome, che non rappresenta tuttavia una vera e propria patologia (a differenza delle malattie croniche intestinali, come morbo di Crohn e rettocolite ulcerosa), ma piuttosto consiste in una vera e propria condizione di disagio a livello addominale che può iniziare al mattino e persistere per tutta la giornata.
Attualmente non esistono dei test diagnostici, ma è stato elaborato un protocollo dietetico scientificamente approvato che apporta significativi miglioramenti della sintomatologia: la dieta FODMAP, che aiuta a ridurre i sintomi talvolta evitando di ricorrere all’uso dei farmaci.
FODMAP è un acronimo (Fermentabili Oligo-, Di-, Mono-, Polioli) e racchiude una serie di alimenti con maggior capacità fermentativa a livello intestinale, a causa della loro scarsa digeribilità. È un protocollo medico della durata di 6-8 settimane, che prevede una iniziale esclusione di una serie di alimenti con graduale reintroduzione, che deve essere elaborato da un nutrizionista/dietista competente dopo prescrizione gastroenterologica.
Si sconsiglia pertanto il fai da te, per evitare il rischio di possibili carenze nutrizionali. Durante questo periodo si assiste a una modifica della flora batterica intestinale, con riduzione di alcuni ceppi responsabili della iperfermentazione. La graduale reintroduzione degli alimenti esclusi permette una nuova crescita selettiva di bifidobatteri, con successiva produzione di acidi grassi a corta catena (SCFA) che contribuiscono al mantenimento dell’equilibrio del microbiota.